Il Kirundi, assieme al francese e all’inglese (aggiunto più recentemente), è la lingua ufficiale del Burundi, ed è la lingua più usata nel Paese.
E’ parlata da circa 9 milioni di persone, la maggior parte delle quali situate in Burundi. In misura minore è diffusa anche in parti dell’Uganda, Ruanda e Tanzania.
Si tratta di una lingua che deriva dalla famiglia Bantu ed era utilizzata per comunicare da prima della creazione del Regno del Burundi.
E stata studiata per centinaia di anni da missionari ed esploratori: combina ed usa parole derivanti dall’arabo, dal tedesco, dal francese, dallo swahili (la lingua commerciale usata nella regione) ed anche dal latino (la lingua usata dalla Chiesa durante il colonialismo).
Nonostante si sia ramificata in numerosi dialetti e variazioni, il Kirundi è ampiamente parlato in tutto il Burundi.
Si tratta di una lingua che – se scoperta – ha una grande ricchezza e che può incuriosire chi la studia nella conoscenza del Burundi più vero.
É una lingua ricca di espressioni colorite e sfumature linguistiche: presentiamo un elenco di 11 espressioni molto caratteristiche del Kirundi che ci fanno capire meglio un mondo che talvolta appare molto distante.
Amahoro: pace
Come prima parola iniziamo con ‘amahoro’, una delle parole più conosciute del Kirundi, dal suono molto dolce e che dà anche il nome alla nostra Associazione.
É usata principalmente come saluto pacifico e come segno di benevolenza. I Burundesi sono un popolo che ha sofferto molto ed indica anche ‘sentire comune’, ‘essere vicino‘.
Amaso y’inyana: occhi come quelli di una mucca
Il fatto di paragonare una donna ad una mucca, in Burundi, a differenza che in altre culture, non è affatto un’offesa. Anzi, descrivere una madre, una moglie o una figlia con questa espressione significa vederle come il fiore della famiglia; infatti l’espressione è usata per dire che una ragazza o una giovane donna sono molto belle.
Nell’antico Burundi dire “ha gli occhi come quelli di un vitello”, significava connotare una donna con il simbolo della bellezza.
Nelle antiche cerimonie dove veniva trasferita la dote, le ragazze erano descritte come ‘vitelli’ o ‘mucche’.
Imana Ibahezagire: Dio ti benedica
Si tratta di un’espressione usata spesso alla fine di una conversazione tra due persone per dire grazie e salutarsi.
La frase è anche usata per augurare il bene a qualcuno che ci ha reso felici.
Questa espressione è comunemente usata tra i Burundesi per dimostrare gratitudine e felicitazioni al di là della propria fede religiosa.
Kubura Shinge na Rugero: perdere il controllo di Shinge e Rugero
Questa espressione deriva dal periodo in cui il Burundi e il Ruanda erano in conflitto tra loro, entrambi sotto il potere sovrano e prima del colonialismo. Durante il periodo dei loro scontri il Ruanda perse il controllo di due colline a favore del Burundi – chiamate Shinge e Rugero – considerate strategiche perchè dalla loro sommità era possibile supervisionare il territorio di entrambi i Paesi.
Da quel momento nacque questa espressione usata per descrivere un grande fallimento…”perdere Shinge e Rugero”.
Turi kumwe-Turumvirana: siamo insieme, comunichiamo
Questa espressione è usata al termine di una conversazione tra due persone, specialmente se si tratta di vicini di casa.
Il suo significato è che, nonostante ci si stia separando, si rimarrà comunque in contatto.
La tradizione rimanda che le persone credono che non si dovrebbe dormire profondamente ed essere sempre in allerta nel caso un vicino sia in pericolo o abbia bisogno del nostro aiuto, per esempio nel caso di animali selvatici, nemici o incendi nei boschi.
I vicini dovrebbero essere pronti ad aiutarsi gli uni con gli altri e ad agire con velocità e prontezza.
Urakoze: grazie
Questa parola è usata per dire grazie a qualcuno per il suo servizio. Ha derivazione francese: i turisti la possono usare come ringraziamento dopo un ottimo pasto o nei mercati dopo gli acquisti.
Kaze, e/o Karibu: benvenuto
La parola ‘Kaze’, intercambiabile con ‘Karibu’, è utilizzata come saluto quando si fa visita a qualcuno.
Ubunyegeri buyagira kwi gufa: le formiche dialogano finchè sono sopra un osso
Questa metafora descrive molto bene una delle caratteristiche del popolo burundese. I Burundesi amano molto chiacchierare e scherzare tra loro sorseggiando della birra: si tratta di un costume molto comune all’interno della società burundese.
Chi si reca in visita da qualcuno è molto probabile che come regalo porti delle birre e allo stesso tempo che l’ospite ne abbia con sé da offrire.
Come le formiche ‘parlano’ tra loro mentre mangiano i resti di carne che trovano su di un osso, così ai burundesi piace chiacchierare in amicizia sorseggiando della birra.
Ijunja n’ijambo: resistenza fisica e forza nel discorso
Quando i Burundesi descrivono le caratteristiche di un grande uomo o di una grande donna, abitualmente ci si riferisce alla loro forza fisica e alle ottime condizioni di salute (‘ijunja’) e alle grandi capacità di parlare ed essere convincenti (‘ijambo’) .
Solo pochi possono fregiarsi di avare una grande ‘forza discorsiva’: significa essere delle persone sicure e persuasive e degli efficaci oratori.
Urakagira inka n’ibibondo: avere mucche e bambini
Da ultimo un espressione molto benevola e ben augurante.
Se qualcuno ci augurasse di avere mucche e bambini ci starebbe facendo un grande complimento: in Burundi possedere mucche è sinonimo di ricchezza, infatti le mucche danno il latte e il burro utili per la crescita dei figli, in più danno il concime per l’uso agricolo e per le coltivazioni.
Nella cultura tradizionale Burundese è poi assai comune avere molti figli.
Bisogna prestare un po’ di attenzione quando si usa questa espressione come complimento verso donne più mature però, infatti va rivolta a persone per lo più giovani come augurio per un felice futuro: nessun dramma comunque, qualcuno, molto probabilmente, riderà di noi non appena ce ne saremo andati se l’avessimo usata un po’ impropriamente.