Primo Report 2022
Partecipanti alla missione - 22 aprile/13 maggio 2022
- Padovani Ezio, Amahoro Onlus
- Mattei Vittoria, Pediatra
- Salvadori Massimo, Chiesi Foundation
- Papotti Michela, Chiesi Foundation
- Thompson Merran, Chiesi Foundation
Personale espatriato presente a Ngozi
- Aziani Luigi
- Angelon Mariachiara
- Hatugimana Noella
- Suor Giglia Pia
- Mezzalira Chiara
Il viaggio in Burundi si è svolto dopo due anni di interruzione dovuti al lockdown da Covid-19.
L’ultima missione era stata fatta nel marzo 2020. La missione era composta da Padovani Ezio,
Vittoria Mattei (pediatra) e una delegazione di Chiesi Foundation partner di Amahoro per il progetto KMC*. L’ obiettivo principale del viaggio era di prendere contatto con le autorità locali ed i responsabili di alcune organizzazioni internazionali per verificare la fattibilità del progetto per la diffusione del metodo KMC nella provincia di Ngozi. Il programma prevedeva anche la visita ad alcuni centri nascita della provincia di Ngozi per rendersi conto della situazione sanitaria sul
territorio.
La missione si è svolta quindi in parte a Bujumbura e in parte a Ngozi.
Impressioni sul Burundi
In generale ho trovato un Burundi uguale al 2020.
L’atmosfera è sempre la stessa di povertà e di rassegnazione. Permane la grande espansione urbanistica di Bujumbura e di Ngozi, ma anche in tutti i centri che ho avuto occasione di visitare. Il problema maggiore del paese in questo periodo è la mancanza di carburante arrivata ad un punto così grave da rendere molto difficili gli spostamenti. A Bujumbura ora ci si sposta bene. Oltre alla riduzione del traffico da mancanza di carburante, con code chilometriche ai distributori di benzina, c’è il divieto di circolazione per le bici, le moto e i tuck-Tuck. Non ne ho capito il motivo, ufficialmente per rendere il traffico cittadino meno caotico, ma con la mancanza di benzina forse non c’era bisogno di questo provvedimento.
Per quanto riguarda il Covid, è come se in Burundi non esistesse. Le mascherine non vengono portate da nessuno e non sono obbligatorie nemmeno nei luoghi chiusi. In compenso all’arrivo in aeroporto bisogna fare il tampone molecolare (100 euro) e al ritorno bisogna ripeterlo 48 ore prima della partenza (questa volta circa 20 euro). In tutto, sommando i 90 euro per il tampone di controllo obbligatorio in Italia prima di partire si arriva a 210 euro. Se il tampone risulta positivo prima della partenza bisogna fare 14 giorni di quarantena a proprie spese in un albergo indicato dalle autorità. Per il resto la vita a Bujumbura, almeno per me, è stata sempre la stessa: caldo umido poco gradevole, soggiorno dai saveriani, pasti al ristorante italiano wuaca-wuaca, colazione al Caffè Gourmant, uffici e mai per strada da solo per motivi di sicurezza.
Per quanto riguarda l’atmosfera politica, mi sembra che il nuovo presidente voglia dare l’impressione di un paese più conciliante, ma è solo un’impressione da spettatore esterno un po’ frettoloso e tutta da verificare.
Sono salito a Ngozi sabato 30 aprile.
Per arrivare a Ngozi si percorre la solita strada facendo lo slalom tra buche profonde e smottamenti con il pericolo di pirati della strada che sorpassano in curva e stop per incidenti stradali.
In ospedale a Ngozi non si ha alcun segnale di pericolo da covid. Per entrare non ci sono procedure particolari e solo nei reparti dove siamo presenti si usa la soluzione disinfettante idroalcolica (prodotta da noi).
Nei racconti spuntano però i ricordi di persone morte nei mesi di covid. Tra conosciute e sconosciute una mezza dozzina. A questo va aggiunto che praticamente tutti i nostri espatriati hanno avuto il Covid. Due in forma abbastanza grave anche con ospedalizzazione e ossigenoterapia. Di vaccino non si parla molto ed i magazzini del ministero della salute sono pieni di vaccini non utilizzati (notizia riferita dalla console).
La missione a Bujumbura (23-30 aprile)
Gli incontri nella capitale hanno riguardato il pediatra dr. Pui Chef de clinique del reparto di urgenze pediatriche dell’Hopital Militaire e presidente della Società Burundese di Neonatologia (ABUNE), la dott.ssa Siga Niane chef d’equipe dell’OMS per il Burundi, il responsabile Unicef in Burundi, il coordinatore di WW.GVC in Burundi, la nuova Console dell’Italia in Burundi Caterina Ianetti, il nuovo Nunzio Apostolico in Burundi Dieudonné Datonou, il direttore della commissione per l’ attuazione del Programme National de Santé de la Reproduction del Ministero della Salute e il rappresentante della ONG Pathfinder che sostiene progetti a favore della madre e del bambino.
Alcune rappresentanti di queste istituzioni avevano già avuto modo di visitare la neonatologia e la KMC di Ngozi nei mesi scorsi. A tutti è stata fatta una presentazione della Associazione Amahoro e di Fondazione Chiesi ed esposto il progetto sulla KMC. Tutti gli interlocutori hanno manifestato interesse al progetto e, a seconda dei ruoli ,sostegno e disponibilità nel partecipare anche in modo attivo alla sua realizzazione.
L’incontro con il direttore responsabile per l’attuazione del programma nazionale per la salute riproduttiva si è svolto alla presenza di tutti i componenti della commissione da lui presieduta ed ha avuto l’approvazione unanime di tutti i componenti.
Gli incontri a Bujumbura hanno avuto una appendice venerdì 6 maggio con un incontro organizzato con il consiglio direttivo di ABUNE (vedi documentaione fotografica). L’incontro prevedeva la descrizione del progetto KMC e la verifica sulla possibilità di una collaborazione con ABUNE per la realizzazione del progetto. Il riscontro è stato positivo. Il prossimo passo sarà di organizzare un workshop con la partecipazione dei rappresentanti di Abune , Unicef e OMS per la validazione del manuale di formazione sulla KMC redatto a cura di Amahoro e Fondazione Chiesi*** e stabilire i rispettivi ruoli nella realizzazione del progetto.
La missione a Ngozi (1-12 maggio)
La seconda settimana è trascorsa a Ngozi dove è stato organizzato un incontro con il nuovo Governatore Epipode Baranyikwa, il Vescovo Giorge Bizimana, il medico provinciale Jeanbosco Niyonzima, il direttore dell’Ospedale di Ngozi Gauillaume,
il Rettore dell’Università Apollinaire e il Direttore Accademico Liboire. Alcuni erano di nuova nomina. Anche in questa serie di incontri si è avuta una unanime condivisione sui contenuti del progetto e il
sostegno per la sua realizzazione.
In particolare è stata organizzata una riunione con il medico provinciale e la partecipazione dei direttori di distretto e i direttori degli ospedali della provincia di Ngozi.
Lo scopo della riunione era quella di fare la restituzione dell’assessment dei punti nascita della provincia di Ngozi che Amahoro e Chiesi con la collaborazione di WW.GVC hanno realizzato nei mesi di dicembre e gennaio come indagine propedeutica alla realizzazione del progetto KMC. Alla fine della presentazione il medico provinciale ha ufficialmente
validato l’assessment**.
La missione è stata completata dalla visita di alcuni centri nascita della provincia. Sono stati visitati i centri degli ospedali di Santa Teresina, Mivo, Buje, Kiremba, il Policlinico delle Suore Benemaria, il centro nascita del campo profughi congolese di UNHCR gestito da We.World e il centro nascita dell’Ospedale di Gashoho. Le strutture visitate presentano delle situazioni molto differenziate.
Il metodo canguro è applicato soltanto in pochi centri e in modo non sempre appropriato.
In molti casi non era previsto uno spazio dedicato per le mamme che fanno la KMC e una loro presa in carico da parte dell’ospedale, in altri non è consentito alle mamme di entrare nel reparto di
neonatologia. Particolarmente precaria, quasi drammatica, è la situazione di Buje.
Una gradita sorpresa nell’Ospedale di Gashoho (limitrofo alla provincia di Ngozi dove vengono trasferite le gravidanze a rischio del vicino Campo Profughi) dove, con commovente buona volontà e con pochi mezzi, si cerca di attuare il metodo canguro dopo aver seguito un corso di formazione nel nostro centro di Ngozi. Va rimarcato il
grande interesse e disponibiltà del direttore dell’ospedale di Ngozi al progetto e anche il sostegno da parte del Medico provinciale. Il vescovo ha assicurato il suo appoggio ad un eventuale progetto
da presentare per un finanziamento CEI.
La settimana trascorsa a Ngozi ha previsto anche una mattinata dedicata al reparto di neonatologia/ostetricia e KMC con visita dei reparti, partecipazione allo staff del mattino in neonatologia e una riunione con i medici e il personale per la presentazione e discussione del progetto KMC (vedi documentazione fotografica).
Alcune note sull’Ospedale di Ngozi
Dopo aver visitato gli ospedali di distretto, l’ospedale di Ngozi, ad eccezione dell’ospedale di Kiremba, appare indubbiamente ad un livello superiore.
Ci sono alcuni servizi di eccellenza (rispetto agli standard del Burundi). Mi riferisco in particolare al laboratorio ( ristrutturato e con nuove apparecchiature), il centro trasfusionale, il servizio di odontoiatria ,di rieducazione funzionale, il centro SIDA, il centro di formazione, la cucina per gli ammalati. In alcuni reparti si sta introducendo la cartella clinica informatizzata.
Ero molto in ansia nel visitare, dopo 2 anni di assenza, il reparto di neonatologia e la KMC.
Di fatto ho trovato un reparto ancora ben tenuto , pulito e, pur con problemi ancora da risolvere, funzionante. Lo stesso si può dire per l’ostetricia. Ho dato un’occhiata anche al reparto di cure subintensive collegato alle sale operatorie e anche questo mi è parso in discrete condizioni.
Invariati e gravi restano alcuni problemi. Tra questi l’igiene e la manutenzione, i reparti di degenza , la gestione delle emergenze, l’accoglienza dei parenti e care giver per citarne alcuni.
A livello del personale da una prima impressione poco è cambiato.
I problemi maggiori restano la carenza di personale. Il direttore mi faceva notare che da parte dei medici è fortemente sentita la necessità di una formazione specialistica ed in effetti questa carenza si riflette poi sulla qualità delle cure. Questo aspetto si è accentuato da quando l’Ospedale è divenuto ospedale di referenza con bacino di utenza regionale.
Rapporti con l’Università di Ngozi
Ho dedicato l’ultimo giorno all’Università di Ngozi. Il fatto nuovo più rilevante è la costruzione del nuovo padiglione della Università (vedi foto).
Terminato da poco si presenta bene ed il rettore ne è molto orgoglioso. Oltre che il rettore, sempre molto caloroso, ho incontrato il Direttore accademico Liboire e la nuova direttrice dello IUSS Esperance.
Gli incontri sono stati cordiali. Sia il rettore che il Direttore accademico hanno espresso il desiderio di riprendere la collaborazione con l’Università di Verona. Immutati i problemi dello IUSS da quanto detto dalla nuova direttrice. I nuovi iscritti quest’anno sono 170!
Il problema maggiore è rappresentato dal sovrannumero di studenti in ospedale, la mancanza di un coordinatore e di Tutor.
EMP
*Il progetto KMC ( Kangaroo Mother Care) si propone di diffondere il metodo canguro in Burundi . Il metodo canguro prevede che il neonato prematuro ,una volta superata la fase critica di adattamento alla vita extrauterina , venga allevato tra i seni della madre in modo continuativo fino al raggiungimento delle 40 settimane di età gestazionale o i 2500 g di peso.
Il metodo, nato in Colombia negli anni 70 , è attualmente diffuso in tutto il mondo e considerato dalla OMS e dall’Unicef come il miglior modo di cura per il neonato prematuro ( ma anche a termine). Comparazioni tra neonati prematuri allevati in termulla o con il metodo canguro hanno dato risultati sovrapponibili.Tra i vantaggi del metodo vanno annoverati la prevenzione dell’ipotermia , delle apnee del prematuro e delle infezioni nosocomiali, una maggiore disponibilità di latte materno, un migliore accrescimento ponderale del neonato, un beneficio sul piano psicologico e di recupero dell’ attaccamento tra madre e bambino interrotto bruscamente dal parto pretermine. Sul
piano tecnico si ridimensiona l’uso delle termoculle e della tecnologia , si riduce il tempo di ricovero faverendo il rientro precoce della coppia nell’ambiente naturale della famiglia e si riducono i costi di ospedalizzazione.
Il Progetto KMC proposto da Amahoro e Fondazione Chiesi si propone di fare del centro KMC
di Ngozi il centro nazionale per la formazione e diffusione del metodo canguro in Burundi e di realizzare uno studio pilota di diffusione del metodo nei centri nascita di tutta la provincia di Ngozi che permetta di creare un modello riproducibile nelle altre province del Burundi.
** Come lavoro propedeutico al progetto KMC è stato realizzata una valutazione di tutti i centri nascita della provincia di Ngozi (in tutto 75). La valutazione è stata realizzata da WW.GVC sotto l’egida di Amahoro/Chiesi. I risultati elaborati e interpretati in base ai principi della sostenibilità e delle linee guida dell’OMS, hanno permesso di fare una fotografia della situazione assistenziale della madre e del neonato nei centri nascita della provincia di Ngozi e di evidenziarne i bisogni e il tipo di interventi.
*** LES SOINS MÈRE KANGOUROU À SOUTIEN DU DÉVELOPPEMEN è un manuale sul
metodo canguro scritto da neonatologi italiani a supporto del progetto KMC . Si tratta di un
manuale di formazione a supporto dei formatori che parteciperanno al progetto e che saranno
implicati nella formazione e diffusione del metodo canguro in Burundi.
Considerazioni conclusive:
La missione era propedeutica all’avvio del progetto di diffusione della KMC nella provincia di Ngozi. Essendo un progetto non più limitato all’Ospedale, ma esteso al territorio, era
necessario avere l’approvazione delle autorità sanitarie e politiche sia a livello centrale che
locale. Il secondo obiettivo era di trovare dei partners burundesi che ci possano affiancare e rendere il progetto più aderente alla realtà socioculturale e al sistema sanitario del Burundi.
Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti. Da parte di tutte le autorità politiche e sanitarie il
riscontro è stato positivo. Lo stesso per quanto riguarda le istituzioni internazionali dedicate alle problematiche della madre e del bambino.
Ci è mancato il tempo materiale per un incontro con il ministro della salute programmato
per la prossima missione. Nel frattempo avremo modo di ultimare la documentazione e
presentargli un progetto più dettagliato. Per quanto riguarda i partners locali ,oltre che aver avuto il sostegno di alcune organizzazioni internazionali, è stata positiva la disponibilità del medico provinciale e della Società Burundese di Neonatalogia di partecipare in forma attiva al progetto. Si può ora valutare il progetto nei suoi aspetti attuativi: modello organizzativo, aspetti gestionali, risorse umane ed economiche, ricerca di eventuali altri partners e finanziamenti.
Una seconda osservazione riguarda la nostra presenza a Ngozi. Dopo due anni di assenza ho ritrovato le strutture e i servizi da noi avviati presso l’ospedale in buone condizioni e funzionanti. Il mio giudizio è positivo. Penso che questo vada attribuito al fatto che durante il periodo di lockdown i nostri espatriati sono rimasti sul posto dando continuità ai progetti,
ma anche alle capacità e alla volontà del personale locale che mi sembra più coinvolto e
partecipe a quanto abbiamo proposto.
Un ringraziamento va rivolto a tutto il personale espatriato che in questi anni di lockdown
ha scelto di rimanere a Ngozi, anche rischio per la loro salute.
Per finire un auspicio.
Il progetto KMC è un progetto impegnativo e con importanti contenuti sotto l’aspetto medico, etico e sociale. E’ un progetto a sostegno della famiglia, ma in particolare rivolto alla
donna e al bambino, figure vulnerabili nella società burundese che diventano ancor più
vulnerabili al momento della nascita.
Il progetto si propone in primo luogo di contribuire alla diminuzione della mortalità e morbidità neonatale in Burundi e di accompagnare la madre durante il puerperio, l’allattamento e il suo reinserimento sociale dopo il parto.
Dato l’impegno che comporta, l’auspicio è che il progetto abbia la più ampia partecipazione e appoggio da parte di tutti i sostenitori di Amahoro sia sul piano dell’impegno personale che di iniziative volte a sostenerlo.