In Africa il PIL pro capite può variare significativamente tra i diversi Paesi a causa di una serie di fattori molto rilevanti tra cui le strutture economiche, la stabilità politica, le risorse naturali a disposizione e il contesto storico e sociale.
Generalmente i Paesi più poveri in termini di PIL pro capite sono quelli con la produzione economica più bassa per persona rispetto alla loro popolazione.
Sebbene il PIL pro capite non possa essere considerato come l’unico fattore per valutare il livello di ricchezza di una nazione ed abbia dei limiti se considerato come unica misura del livello di povertà di una Paese, resta comunque un valido indicatore del livello economico.
In questo caso, quando è basso, solitamente la produzione economica è relativamente piccola rispetto alla dimensione della popolazione, il che spesso si correla con livelli più elevati di povertà.
I Paesi più poveri, misurati dal PIL pro capite, spesso hanno delle caratteristiche in comune: tendono a trovarsi in regioni con conflitti in corso, hanno una storia fatti di svantaggi oppure hanno un accesso limitato alle risorse naturali.
Si tratta di Paesi che con molta probabilità dipendono dagli aiuti esteri, da sussidi o che basano la loro economia su attività più semplice come l’agricoltura.
Instabilità, la sfida principale dell’Africa

La storia dell’Africa parla chiaro ed ha un sapore agrodolce: il continente, sebbene ricco di risorse naturali, ospita alcune delle nazioni più povere del pianeta.
In molti di questi Paesi uno dei fattori principali che contribuisce al basso PIL pro capite è l’instabilità politica.
Guerre civili, colpi di stato militari, regimi autoritari e disordini politici possono danneggiare gravemente le economie e la crescita: interrompono le attività economiche e commerciali, distruggono le infrastrutture e i servizi e scoraggiano gli investimenti sia locali che stranieri a puntare su quel territorio.
Purtroppo la storia di molti Paesi con un PIL non elevato è fatta da lunghi momenti di instabilità politica che hanno anche spinto la popolazione ha spostarsi verso aree più sicure.
Gli impatti negativi sullo sviluppo economico sono diffusi e multifattoriali.
Secondo l‘Africa Center, la popolazione sfollata con la forza in Africa è raddoppiata dal 2018.
Nel 2024, sono stati segnalati 1,9 milioni di nuovi sfollati interni (IDP, internally displaced people), con l’Africa che ospita oltre il 48% degli IDP a livello mondiale.
Inoltre, si stima che 163 milioni di africani stiano affrontando un’insicurezza alimentare acuta, quasi il triplo rispetto a cinque anni fa, evidenziando la rapida escalation della crisi alimentare in Africa.
Questa serie di fattori aggrava ulteriormente la situazione critica presente in ampie aree dell’Africa, creando un bisogno urgente di soluzioni sostenibili per affrontare queste sfide.
I Paesi africani con il PIL più basso nel 2025

Posizione | Paese | PIL pro capite (in $) |
1. | Sud Sudan | 960.24$ |
2. | Burundi | 1.010$ |
3. | Rep. Centr. Africana | 1.310$ |
4. | Malawi | 1.760$ |
5. | Mozambico | 1.790$ |
6. | Somalia | 1.900$ |
7. | Congo | 1.900$ |
8. | Liberia | 2.000$ |
9. | Madagascar | 2.060$ |
10. | Niger | 2.080$ |
Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), i Paesi africani con il PIL pro capite più basso nel 2025 sono tra i più economicamente svantaggiati del continente e includono:
- Il Sud Sudan in testa con 960,24 dollari, a causa di conflitti e instabilità persistenti.
- Il Burundi segue con 1.010 dollari a causa dei disordini politici e delle sfide economiche che sta affrontando nonostante il suo potenziale agricolo.
- La Repubblica Centrafricana si classifica terza con 1.310 dollari, anch’essa colpita da instabilità e infrastrutture insufficienti.
Queste cifre sottolineano le barriere significative alla crescita e allo sviluppo economico per queste nazioni.
I Paesi in crescita

Negli anni 2000, 63 paesi ospitavano oltre il 60% degli 1,8 miliardi di persone che vivevano in condizioni di povertà estrema.
Da allora, 39 di queste nazioni sono avanzate al rango di Paesi a reddito medio.
Tuttavia, secondo i dati forniti della Banca Mondiale, il ritmo con cui i Paesi a basso reddito (ne parliamo anche qui) stanno risalendo la scala del reddito negli ultimi anni è significativamente rallentato, a causa del peggioramento delle circostanze sia interne che internazionali.
A partire dal 2023, ventiquattro nazioni che erano a basso reddito all’inizio del secolo hanno ancora redditi annui pro capite inferiori a 1.145 $.
La Banca Mondiale sottolinea come su una un’ampia gamma di indicatori di sviluppo, i Paesi a basso reddito di oggi sono in condizioni peggiori rispetto a quelli nelle stesse condizioni del 2000 che hanno successivamente raggiunto lo status di reddito medio.
Nel 2024, i Paesi a basso reddito erano concentrati nell’Africa subsahariana e rappresentavano oltre il 40% delle persone che vivono in povertà estrema a livello globale. Pertanto, fare progressi nell’eliminazione della povertà estrema dipende in nodo cruciale dall’accelerazione dei progressi proprio nei Paesi a basso reddito.
Dal 2010, la crescita annua pro capite nei Paesi a basso reddito di oggi è stata in media inferiore allo 0,1%, mettendo in luce come ci siano stati 15 anni di opportunità sprecate.
Questo perché le sfide economiche che affrontano oggi i Paesi più in difficoltà sono peggiorate negli ultimi 15 anni, a causa di guerre e violenze letali, shock climatici, crisi del debito e uno sviluppo debole.
Nonostante queste considerazioni, secondo i dati forniti dalla banca Mondiale, diversi Paesi africani sono passati da essere Paesi a basso reddito a Paesi a reddito medio in base al loro attuale Reddito Nazionale Lordo (GNI) pro capite.
Di seguito sono riportati i primi 10 Paesi africani che hanno compiuto questo salto, che attualmente hanno gli GNI più alti del gruppo.
Posizione | Paese | Pil pro capite nel 2000 (in $) | Ultimo PIL rilevato (in $) |
1. | Guinea Equatoriale | 680$ | 5.240$ |
2. | Costa d’Avorio | 640$ | 2.670$ |
3. | São Tomé e Principe | 480$ | 2.480$ |
4. | Congo | 560$ | 2,470$ |
5. | Ghana | 330$ | 2.340$ |
6. | Mauritania | 710$ | 2.150$ |
7. | Angola | 360$ | 2.130$ |
8. | Kenya | 430$ | 2.110$ |
9. | Nigeria | 1.930$ | |
10. | Zimbabwe | 360$ | 1.740$ |
I Paesi africani con le prospettive di crescita più alta del PIL

La crescita del PIL reale è un importante indicatore economico che misura l’aumento del valore di beni e servizi prodotti in un Paese, al netto dell’inflazione.
Le previsioni di crescita del PIL per il 2025 sono particolarmente rilevanti in Africa, dove un aumento dello sviluppo economico spesso determina un miglioramento complessivo in aree piuttosto vaste.
Le proiezioni di una rapida crescita del PIL attraggono gli investitori che si rivolgono più volentieri verso dell’economia che danno segni di robustezza e di un alto potenziale di rendimento degli investimenti.
Previsioni positive vengono interpretate dagli investitori sia domestici che stranieri come un invito a impegnarsi in settori come la manifattura, i servizi, la tecnologia e le infrastrutture.
Questo afflusso di investimenti ha il potenziale di stimolare ulteriormente la crescita, innescando un circolo virtuoso per lo sviluppo economico.
Secondo l’ultimo rapporto sul Prodotto Economico Mondiale del Fondo Monetario Internazionale, la crescita del PIL in Africa, come indice medio, è prevista in aumento.
Ciò vale anche per l’Africa subsahariana dove, per il 2025, è previsto un aumento del PIL in corrispondenza della contemporanea attenuazione degli impatti negativi causati dai precedenti shock, climatici ed economici.
Detto questo, ecco i 10 paesi africani che, secondo il rapporto del FMI, sono previsti avere il più alto tasso di crescita del PIL nel 2025.
Posizione | Paese | Pil reale (% annuo variazione) 2025 |
1. | Sud Sudan | 27.2% |
2. | Libia | 13.7% |
3. | Senegal | 9.3% |
4. | Sudan | 8.3% |
5. | Uganda | 7.5% |
6. | Niger | 7.3% |
7. | Zambia | 6.6% |
8. | Ruanda | 6.5% |
9. | Benin | 6.5% |
10. | Etiopia | 6.5% |
fonti
Africa Business Insider
World bank open data
International Monetary Fund